L’ampio concetto pitagorico dell'”amicizia” non si basa sulla morale, ma sulla conoscenza e sulla scienza.

“Vi era tra quelli un uomo di straordinaria conoscenza, che possedeva un’ immensa ricchezza d’ingegno e in sommo grado padroneggiava ogni sorta di opere di sapienza”:

Queste sono le parole di Empedocle riferite a Pitagora e riportate da Giamblico (240 d.C-325 d.C circa), autore di una biografia di Pitagora.

Biografia che è bene seguire perché Giambico è un pitagorico in tutto e per tutto, pur avendo vissuto secoli dopo il Maestro greco, nativo dell’isola di Samo.

In Giamblico riecheggia il pitagorismo più antico. E viene pure compiutamente tratteggiata la figura del Sapiente nell’età antica.

Il vero sapiente, il vero saggio è colui che detiene una vasta conoscenza, sa i segreti delle scienze ed è allo stesso tempo persona evoluta. É un iniziato. É, insomma, l’uomo completo, dotato anche di sensi più che acuti.

É noto che Pitagora preparava le persone con la musica. Conosceva bene l’acustica e dominava gli effetti del suono sull’uomo, mirando alla purificazione del pensiero dei discepoli.

Drastici dovevano essere gli sforzi nello studio della scienza e negli esercizi. Col ferro e col fuoco, racconta Giamblico, intemperanza e cupidigia, innate in chiunque, dovevano sparire. E i metodi potevano essere duri a tal punto…che i malvagi non li avrebbero sopportati.

Riserbo e totale silenzio si dovevano apprendere e praticare. Si imparava da capo a mangiare, a bere, a dormire.

L’ampio concetto pitagorico dell’ “amicizia” poteva in questo modo essere compreso, fatto proprio e vissuto interamente.

Il rispetto per gli anziani diveniva sincero e non più formale. L’amicizia verso i propri coetanei e verso i più giovani si faceva realmente benevola e verso tutti loro si sviluppavano sollecitudine e incoraggiamento, senza alcuna invidia.

Amicizia di tutti ne confronti di tutti. Così Giamblico sintetizza il pensiero e la pratica di Pitagora.

Anche l’amicizia degli “dei” verso gli uomini è un fatto accertato, per Pitagora. La si sviluppa con la “pietas”, la devozione e il culto che si basa sulla conoscenza razionale.

Così, le diverse dottrine,dice Giamblico, vengono riconosciute amiche tra loro, non nemiche.

E poi c’è da scoprire l’amicizia dell’anima con il corpo. E l’amicizia della ragione con le facoltà irrazionali dell’uomo, da coltivare attraverso la contemplazione filosofica.

Su un sentimento vero di comunanza si basa l’amicizia tra esseri umani, come tra cittadini, tutti rispettosi delle leggi. Con gli stranieri si intrecci amicizia  basata anche sulla condivisione di una esatta scienza della natura.

Per essere piena, anche l’amicizia ha bisogno di conoscenza e di abbattere i limiti dell’ignoranza. Così Pitagora invita l’ uomo all’amicizia verso sua moglie e verso tutti i congiunti, basata su un incorruttibile senso di comunanza.

Amicizia anche per alcuni animali, motivata dalla ragione, poiché esiste un sentimento di giustizia e di naturale unione e solidarietà.

L’ampio concetto pitagorico dell'”amicizia” include anche la pacificazione e la riconciliazione di ognuno col proprio corpo, grazie alla buona salute e ad un regime di vita ad essa conforme ( e alla moderazione).

Insomma, si può e si deve imitare proprio quella condizione di benessere che regna tra gli elementi celesti!

Ma tutto questo difficilmente si realizza se gli uomini sono preda dell’ ira, o indotti in errore dal dolore o dal piacere. O dall’ ignoranza: l’ ignoranza che, dice Giamblico, è la più empia, la più pericolosa delle passioni.

Pitagora, racconta il suo biografo, aveva l’abilità di un demonio nello spingere verso la guarigione da questi mali e nel riaccendere la divina scintilla dell’anima, quell’ occhio speciale che solo è in grado di cogliere “la vera natura delle cose”.

Dunque, la purificazione della mente : a questo mirava Pitagora, per permettere all’essere umano di percorrere l’arduo cammino verso le stelle amiche e di guadagnare, già cammin facendo, il prezioso premio.

Giamblico, La vita pitagorica , Rizzoli Editore, 1991.

Nell’ immagine : l’isola di Samo, patria di Pitagora. Foto da Flickr di HOLIDAYFY ADMIN

atinamarinkovich